IIIF e il cambio di paradigma nello sviluppo di biblioteche digitali
Pronta la nuova versione di MLOL, per ora limitata alla Estense Digital Library. Entro fine anno verrà resa disponibile gratuitamente a tutte le biblioteche del network.
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Agli inizi di marzo avevo annunciato l’entrata ufficiale di MLOL nella community di IIIF (International Image Interoperability Framework) preannunciando che stavamo lavorando all’inclusione di una serie di funzionalità nella nostra piattaforma di biblioteca digitale in modo da consentire a tutte le oltre 6.500 biblioteche (italiane e non) aderenti alla nostra rete un uso sistematico di queste nuove potenzialità nella distribuzione dei contenuti digitali in formato immagine.
La nuova versione di MLOL è adesso finalmente pronta e usabile anche se al momento solo per la collezione della Estense Digital Library della Biblioteca Estense Universitaria di Modena (BEU). Entro fine 2020 — gradualmente — la renderemo disponibile gratuitamente a tutte le altre biblioteche aderenti.
Se quindi volete provare la piattaforma il consiglio è quello di richiedere via email un account alla BEU e cominciare a esplorare.
Il portale della Estense Digital Library nasce da un importante progetto di digitalizzazione, restauro, recupero del pregresso e molto altro realizzato dalla BEU con un finanziamento della Fondazione di Modena e realizzato da un gruppo di imprese (MLOL, Franco Cosimo Panini Editore con Haltadefinizione, Hyperborea, Mida). Per MLOL il team che ha contribuito è composto da Paola Luschi, Raffaele Messuti, Andrea Pola, Andrea Zanni e dal sottoscritto. Come sempre nei progetti MLOL contributi sono arrivati un po’ da tutti, ma questo è il gruppo che se ne è occupato.
Ma iniziamo dalla cosa più semplice e più importante. Cosa è IIIF e perché le più importanti istituzioni di conservazione del mondo e le principali piattaforme di biblioteca digitale a livello globale si stanno orientando verso questo nuovo standard?
IIIF (cito le FAQ della community) è “un insieme di standard aperti che aiuta archivi, biblioteche e musei a sfruttare al meglio le proprie collezioni digitalizzate con zoom profondi, possibilità di annotazione dei documenti e molto altro”:
i. Distribuire in modo veloce immagini in altissima definizione
ii. Manipolazione di dimensione, scala, regione di interesse, rotazione, qualità e formato.
iii. Annotazione — IIIF è nativamente compatibile con il Web Annotation Data Model del W3C Annotation Working Grouphas che consente l’annotazione di contenuti sul Web. Gli utenti possono commentare, trascrivere, disegnare su risorse image-based usando un’architettura Web standard;
iv. Assemblare e riusare risorse image-based da tutto il web, indipendentemente dalla fonte. Comparare pagine di documenti, costruire una presentazione, visualizzare una collezione virtuale di item provenienti da fonti differenti sul web.
v. Citare e condividere — Le API IIIF forniscono una motivazione alla stabilità dei link e consentono la portabilità dei link alle immagini e/o a regioni delle immagini selezionate dall’utente. E’ possibile citare un’immagine con sicurezza attraverso una URI persistente dell’immagine e condividerla come riferimento per se stessi e per gli altri in un ambiente web differente.
Poiché voglio qui concentrarmi sulle funzionalità IIIF della nuova versione di MLOL dirò una sola cosa sulla nuova user experience. La novità fondamentale è che passiamo da una MLOL bipartita (collezione commerciale MLOL + collezione OPEN di contenuti provenienti dalle istituzioni culturali di tutto il mondo) a una MLOL tripartita (collezione dei contenuti digitali di proprietà dell’istituzione + collezione dei contenuti commerciali MLOL + collezione OPEN di contenuti provenienti dalle istituzioni culturali di tutto il mondo). In sostanza, MLOL è da oggi pronta ad accogliere anche le collezioni digitalizzate della biblioteca e cessa di essere un semplice aggregatore di risorse (commerciali e aperte) acquistate dalle biblioteche o provenienti da altre istituzioni di conservazione.
Queste la nuova tripartizione e la vecchia bipartizione a confronto:
Quali sono i servizi basati su IIIF della nuova versione di MLOL
- La novità è visibile già nelle semplici schede di catalogo del portale: gli utenti possono annotare — anche pagina per pagina! — i documenti.
2. L’utente può decidere che le sue annotazioni siano pubbliche e può aggiungere il documento a una lista e rendere così pubbliche anche le annotazioni.
3. Il bottone “Compara” che appare nelle liste apre un viewer nel quale l’utente può sfogliare più documenti in parallelo.
4. L’utente può entrare nei documenti, arrivare al livello di zoom ottimale, e ritagliare l’immagine per ottenere un link condivisibile ovunque: come nota a pié di pagina in un documento, come post Facebook o Twitter, come semplice URL per aprire nel browser quello specifico.
Volete fare un tentativo direttamente? Provate a condividere questo link su Facebook o ad aprirlo sul vostro browser: https://bit.ly/2V83vYO
5. Ogni utente iscritto alla Estense Digital Library (a MLOL in generale tra qualche mese) ha poi a disposizione un editor per creare delle storie. Una storia è una sequenza costruita utilizzando i documenti IIIF di MLOL e di altre fonti (questi documenti sono identificati su MLOL dall’apposita icona IIIF). Qui trovate un velocissimo tutorial:
6. L’utente può decidere di rendere pubblica la storia che diventa così un mini-sito con un URL stabile pronto per la condivisione. Qui ad esempio trovate quella che ho creato con il trattato di scacchi con cui giocavo sopra. Le freccine in alto a destra (o i cursori da tastiera) vi permettono di navigare la sequenza che avete creato. Nel video che ho inserito alla fine di questo pezzo, Andrea Zanni mostra in dettaglio come si costruisce una storia.
7. Storie, liste, ritagli di immagini IIIF, ecc. possono essere condivisi sui social e un po’ di SEO che abbiamo realizzato facilita il lavoro di diffusione.
8. Last but (absolutely) not least. Tutto quello che ho scritto sopra posso farlo sia con i documenti della Estense Digital Library sia con i documenti IIIF raccolti da altre istituzioni nel mondo che adottano il medesimo standard. Ecco ad esempio alcune opere che provengono dallo Harvard Museum aperte con il bottone “Compara” nelle liste MLOL:
Per chi come noi di MLOL lavora da anni alla costruzione di una collezione di risorse digitali ad accesso aperto aggregando metadati da istituzione culturali di tutto il mondo, gli standard IIIF sono un game changer per diverse ragioni importanti:
- l’harvesting dei metadati dei contenuti open non è più il punto essenziale, il punto essenziale diventa adesso lo sviluppo di servizi attorno agli oggetti digitali. La scommessa per noi di MLOL è quella di iniziare a inventare idee a ciclo continuo nei prossimi anni: annotazioni, storie, comparazioni, liste ecc. sono solo le prime funzionalità che ci sono parse utili da sviluppare;
- IIIF è uno strumento che porta i contenuti agli utenti in un modo che non era mai stato possibile in precedenza: questo significa che diventa strategico aggregare questi contenuti in luoghi (cioè in biblioteche digitali) dove ci sia una comunità ampia di utenti. Sviluppare mille micro-portali istituzionali senza utenza reale è totalmente inutile in questa prospettiva, ancora più inutile di quanto lo fosse già prima;
- la digitalizzazione dei contenuti di biblioteche, archivi e musei è sempre stata sinora molto local e poco aperta: l’istituzione dettava le regole non solo (come è perfettamente legittimo che accada) sui diritti di utilizzazione dei contenuti digitalizzati ma anche sulle operazioni che gli utenti potevano fare. Con IIIF l’interoperabilità applicativa tra le biblioteche digitali diventa radicale e con essa anche una sana “competizione” per la ricerca delle funzionalità davvero interessanti per comunità diverse di utenti.
Questi nuovi standard chiedono un po’ a tutti (istituzioni di conservazione, professori universitari e insegnanti di vari ordini scolastici, utenti, biblioteche civiche, accademiche e scolastiche, sviluppatori di piattaforme di biblioteche digitali) di ripensare la propria idea dell’uso del nostro patrimonio documentale storico digitalizzato.
Alcune funzioni ne emergono semplicemente potenziate (penso ai ricercatori che si occupano per mestiere di tali oggetti), altre sono totalmente da inventare e tra queste collocherei in primissima posizione l’uso nel mondo della scuola da parte di insegnanti e studenti. A scuola si parla di “OER” (Open Educational Resources) ma è importante ricordare che tra le OER ci sono anche le fonti documentali primarie della nostra cultura.
Gli apparati iconografici inevitabilmente poveri dei manuali scolastici di carta possono essere integrati dall’accesso diretto alle fonti digitali che però adesso cessano di essere semplici immagini e diventano oggetti che tutti (insegnanti e studenti) possono manipolare se il progetto didattico include l’accesso diretto e la manipolazione delle fonti.
Ma ci sarà tempo per riflettere sul senso e la potenzialità di questi strumenti.
Chiudo i) ricordandovi che potete richiedere via email un account alla BEU e cominciare a esplorare la piattaforma, ii) inserendo qui di seguito un tutorial preparato da Andrea Zanni che vi permetterà di visualizzare in modo operativo le cose che ho cercato di riassumere, iii) informandovi che potete scriverci a info@medialibrary.it per segnalarci errori e bug o semplicemente per offrirci il vostro feedback ed eventuali suggerimenti.
Giulio Blasi
[Modena, 29 giugno 2020]